I VINI SARDI AL VINITALY

Presenza importante per la Sardegna alla 49a edizione del Vinitaly il Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati che si è svolto dal 22 al 25 Marzo a Verona sia per numero di cantine, circa 90 sia per numero di vini. Il numero dei produttori Sardi che si affacciano per la prima volta alla principale manifestazione sul vino in Italia è in continuo aumento questo a dimostrare la costante crescita del panorama vitivinicolo sardo.

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Visitando gli stand, la mia impressione è stata di un grande impegno delle cantine per far emergere la qualità legata al territorio, alla tradizione delle coltivazioni, alla localizzazione delle vigne e l’aria che respirano, trasmettendo aromi e profumi delle piante aromatiche presenti, delle differenze di gusto a seconda della quota di produzione.
Una grande differenza si trova sopratutto sul Cannonau, coltivato ad esempio, dall’azienda TEMA sulla scogliera di Capo Nieddu, fresco e con profumi di mare, con il Cannonau prodotto dalle cantine di Jerzu nel cuore della Barbagia, con un gusto deciso, forte e intenso, o del Cannonau multipremiato “Nepente” della cantina di Oliena dell’enologo Enzo Biondo, grande assente di questa chermes del vino sardo.

Proprio al Cannonau è stato dedicato il convegno che si è tenuto il 24 marzo dal tema:

PRESERVARE E VALORIZZARE IL TERRITORIO PER ESSERE COMPETITIVI SUI MERCATI INTERNAZIONALI

Il Cannonau, le sue origini, il suo territorio e le potenzialità sui mercati: questi i temi affrontati oggi nel corso della Tavola Rotonda “Cannonau, il gusto di saper vivere”, organizzata dalla Regione Sardegna in collaborazione con Vinitaly e dedicata al famoso vino sardo.
Nel 2013 il Cannonau ha registrato una crescita dei volumi venduti pari al 17,2% rispetto all’anno precedente. Un dato importante che lo posiziona tra i vini emergenti di maggior gradimento. Come ha infatti sottolineato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna Elisabetta Falchi “è un ottimo momento per valorizzare la produzione di qualità di questo vino che per anni non ha avuto la giusta rilevanza. I dati ci indicano un trend di crescita dei consumatori che diventano sempre più esigenti. Dobbiamo assolutamente seguire questo trend, partendo da una riflessione delle nostre origini e valorizzando il nostro territorio. Solo così potremo valorizzare anche il nostro vino”. A tal proposito l’assessore ha inoltre sottolineato come la vetrina dell’Expo sarà l’occasione per incentivare azioni di incoming nei confronti di delegazioni e stampa internazionale che sarà invitata in Sardegna.
Partendo dall’attuale percezione che il pubblico – specialmente quello internazionale – ha del Cannonau, nel corso della Tavola Rotonda sono stati analizzati i punti di forza e le criticità, ma soprattutto sono state sottolineate le potenzialità di questo vino che deve essere conosciuto attraverso la sua origine, il suo ambiente, il suo unico valore intrinseco.
Come ha ricordato Giuseppe Carrus, moderatore dell’incontro e giornalista di Gambero Rosso, “dobbiamo essere in grado di raccontare come il vino e il suo territorio sappiano dare gioia di vivere. Quando l’assaggiatore visita un territorio ne respira l’aria e non deve mai dimenticare cosa ci sia sotto e sopra la terra, oltre alla comunità che vive e lavora questa terra. L’enologia moderna è anche questo. Il Cannonau ha bisogno di essere identificato meglio a livello territoriale perché il suo vitigno è coltivato pressoché ovunque. Bisogna parlare del territorio, anzi dei diversi territori della Sardegna. Una zona è diversa dalle altre. E’ un lungo percorso che dobbiamo iniziare oggi. Io sogno che in futuro non ci sia più bisogno di citare il vitigno in etichetta; basterà la zona in cui è prodotto per decretarne il valore”.
Il vitigno del Cannonau ha una storia antichissima e spesso si è dibattuto sul Paese di origine. “Il vitigno nero più coltivato al mondo e diffuso in tutto il globo è il Cannonau di origine sarda” – ha dichiarato Giovanni Lovicu, Ricercatore Agris Sardegna, Agenzia regionale per la ricerca in agricoltura – “A supporto di questa tesi ci sono aspetti storici di ampelografia e di biologia molecolare. Inoltre ci sono tantissimi indizi che sottolineano il fatto che l’origine del Cannonau sia sarda, mentre non abbiamo testimonianza che sia di origine spagnola”.
La Sardegna possiede dunque un grande patrimonio storico, culturale e ambientale da preservare oltre che da valorizzare. A sostegno di questa tesi anche Diego Tomasi, Ricercatore del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura – Centro di ricerca per la viticoltura, secondo il quale “un vino contiene anche il proprio paesaggio e lo arricchisce. Il Cannonau è impregnato del proprio territorio. Non ha nulla di simile rispetto ad altri vini e geneticamente lo stanno confermando”.
La Sardegna presenta una ricchissima biodiversità. I vigneti costruiscono un paesaggio sempre diverso legato anche alla morfologia dei suoli. Un paesaggio rappresenta la sintesi tra aspetti fisici – naturali o determinati dal lavoro umano – e aspetti emozionali – gli stati d’animo e i sentimenti che provoca. Tutti questi elementi si ritrovano nel vino. Poiché la vite non solo costruisce il paesaggio, ma anche lo contiene.
Sempre secondo Tomasi “un vino associato a un paesaggio è sempre valutato meglio rispetto a un vino anonimo di pari livello. Ecco dunque che il paesaggio diventa un elemento strategico per valorizzare un vino di qualità”.
Giovanni Pinna, rappresentante di Assoenologi Sardegna, affrontando gli aspetti enologici ha voluto sottolineare “come il vitigno del Cannonau abbia un legame molto forte con la regione, al punto di parlare di Cannonau di Sardegna. I vigneti della Sardegna rappresentano il 4% del territorio nazionale, con una superficie di quasi 8.000 ettari dedicati al Cannonau, coltivato per il 66% nella provincia di Nuoro, su terreni che dalla collina scendono verso la pianura fino alla costa”.
Il pensiero comune è che il Cannonau di Sardegna possa avere un ruolo importante non solo nel panorama regionale, ma anche nazionale e internazionale. Può rappresentare “un bere diverso” non omologato, di forte identità e di grande espressione territoriale. Un territorio che racchiude i valori di un’intera regione: cultura, storia, religione, gastronomia, qualità della vita. Come ha ricordato Maurizio Memo, Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università di Brescia “ciò che assumiamo deve provocare benessere. Anche l’ambiente può influenzare gli stati d’animo. Uno stato d’animo positivo aiuta a combattere le malattie, quindi a migliorare la qualità della nostra vita. Vino giusto, buon ambiente, bontà della vita aiutano a stare bene. E anche a vivere di più”.
Un’interessante analisi di come il Cannonau sia percepito fuori dall’Italia è stata fatta da Jo Ahearne, enologa e Master of Wine. “All’estero c’è molta confusione su cosa sia il Cannonau” – dichiara la Ahearne – “molti non conoscono la provenienza di questo vino, per non parlare di coloro che non l’hanno mai sentito nominare. Nelle principali guide turistiche di testate inglesi non c’è alcun riferimento alla produzione di vino in Sardegna, ad eccezione di pochi casi, dove il tema non è approfondito. Il prodotto non viene promosso. In internet ci sono poche informazioni, per lo più in italiano. Non c’è conoscenza del vitigno, nessuno praticamente percepisce che si tratta di grenache. I buyer non pensano al Cannonau, i consumatori non lo trovano sugli scaffali e non sono incuriositi”.
Prosegue la Ahearne “In base alla mia esperienza purtroppo gli stessi viticoltori non sanno promuovere al meglio il proprio prodotto. Il Cannonau ha invece moltissimi aspetti positivi e unici che devono essere valorizzati, primo fra tutti il territorio di provenienza”.
L’incontro si è concluso con la presentazione da parte di Clelia Tore, dell’agenzia Laore Sardegna del libro Le terre e le vigne del Cannonau di Jerzu in cui sono state messe in evidenza le metodologie, le conoscenze, gli studi e la storia del vino di questa specifica zona. “In Sardegna ci sono ecosistemi da preservare. Questo volume vuole raccontare le specificità di un prodotto vinicolo di eccellenza, legato a uno specifico territorio. Ha uno spirito divulgativo, supera i tecnicismi per creare la voglia di sfogliarlo anche per chi non è un esperto della materia”.
Al termine dell’incontro si è svolta una degustazione di Cannonau di Sardegna presentata da Andrea Balleri, miglior sommelier d’Italia nel 2013.

Molte sono le cantine che hanno attirato l’attenzione dei buyer e dei consumatori, presentando dei prodotti di alto livello. Ho apprezzato in modo particolare i vini delle Cantine Surrau e la sua proposta di enoturismo con degli spazi per le degustazioni molto eleganti e studiati con cura, Siddura con ottimi vini e con una politica di promozione molto presente su tutto il mercato Nazionale ed Europeo, la professionalità indiscussa delle Cantine Argiolas e del suo Enologo Mriano Murru,  l’eleganza dello stand e la bontà dei vini di Gavino Sanna, gli spumanti raffinati nel fondo del mare di Alghero delle Cantine di Santa Maria la Palma, la vernaccia della Cantina Contini e della Cantina Sociale del Rimedio, mentre  il gusto autentico del vero miro di Sardegna l’ho scoperto alla San Martino di Selargius.

Una nota di merito va anche alle cantine Sardus Pater di San’Antioco, Cantine Delogu di Alghero, cantine Su Entu di Sardara, cantine di Orgosolo e in particolare quelle di Sedilesu di Mamoiada, con vigne di oltre 80 anni.  Al Vinitaly si è parlato molto del legame del vino col suo territorio e l’importanza di promuovere la Sardegna come meta turistica enogastronomica, legando in un solo prodotto il territorio, la storia, le tradizioni, la gastronomia e il vino. In quest’ottica sono state presentate le strade del vino del Cannonau, a cura dell’associazione: http://www.stradadelvinocannonau.it/index.php e la nuovissima strada della Vernaccia, in via di completamento e che si congiungerà con quella già attiva della Malvasia di Bosa.  Per informazioni scrivere a brunat53@gmail.com 

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Bruno Atzori

L’articolo sul convegno del cannonau e di : Valentina Fraccascia ZED_COMM

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