MARRUBIU
E’ stata inaugurata 21 aprile 2012 nel museo di Is Bangius la mostra archeologica etnografica e dell’ossidiana “Da muru de Bangius e Marrubiu”, storia di un paesaggio rurale. L’iniziativa è organizzata dall’Intergruppo cultura Marrubiu, che celebra il decennale di attività, da Emerenziana Usai e Elisa Pompianu.
Inaugurata dal sindaco Andrea Santucciu, il soprintendente Marco Edoardo Minoja, il rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, il presidente della Provincia, Massimiliano de Seneen, Emerenziana Usai, Raimondo Zucca, Piero Bartoloni, Efisio Frau e Elisa Pompianu.
Il sito archeologico più importante, che rappresenta un unicum in Sardegna e Italia (un’altro simile si trova in Grecia ed è la Colonia Iulia Augusta Diensis), è il Praetorium di Muru Is Bangius.
Si tratta di una struttura residenziale sorta in età imperiale, nel II secolo d.C., come luogo di sosta ed era dotato di un impianto termale fornito di bellissimi mosaici e rivestimenti marmorei, mentre la villa vera e propria era decorata con intonaci dipinti con motivi molto vari e colorati di grande suggestione. Tali terme erano fornite di spogliatoi (apodyterium), vasche di acqua fresca (frigidarium) e calda (calidarium), stanze riscaldate (praefurnia) e ambienti per le unzioni d’olio (destricarium). Straordinari, inoltre, i mosaici a pavimento del II e III secolo d.C. In esso il governatore della provincia di Sardegna e Corsica vi aveva residenza nel corso dei suoi spostamenti da Karales (capitale della Sardegna) verso Forum Traiani (Fordongianus) e verso i centri dell’interno dell’isola. La certezza della funzione di pretorio posseduta dal grandioso edificio romano di Muru de Bangius si è avuta nel 1990 con la scoperta della targa marmorea che commemorava i lavori di restauro dello stesso praetorium.
Tuttavia il sito archeologico di Muru de Bangius è noto sin dal secolo XVIII. Il nome del luogo – Muru de Bangius – allude alla presenza di ruderi di terme: Bangius infatti deriva dal latino balneum, con il significato di “edificio termale” infatti nella “Carta del Regno di Sardegna delineata nel 1746″, conservata nell’Archivio di Stato di Torino, figura a sud di Oristano tra il campo S. Anna e la chiesa di S. Maria (di Zuradili), l’indicazione “Bagni antichi” identificabili con i ruderi di Muro de Bangius.
Il praetorium di Muru de Bangius si compone di un edificio rettangolare orientato sudest-nordovest di m 26,67 X 21,80 (corrispondenti a 90 X 80 piedi romani), concluso sul lato nord occidentale, opposto a quello d’ingresso da un ambiente rettangolare accessibile mediante gradini di m 8,80 X 7,40 (30 X 25 piedi romani) Sul lato sudoccidentale un corridoio unisce il praetorium vero e proprio agli ambienti di servizio (tra cui una latrina) e ad un piccolo stabilimento termale a riscaldamento artificiale. Il bagno termale era del tipo a percorso assiale, ossia l’utente delle terme doveva percorrere i vari ambienti disposti lungo un asse e poi tornare indietro ripercorrendo in ordine inverso i medesimi vani. Il percorso iniziava nell’apodyterium, lo spogliatoio a pianta rettangolare con un pavimento in mosaico con motivo a quattro angoli alternativamente ocra e bianchi, disposti a formare un quadrato. Dall’ apodyterium si passava al frigitarium, anch’esso rettangolare, provvisto di due vasche quadrilatere per le balneazioni in acqua fresca. Questo ambiente ebbe due pavimenti musici il primo nel II secolo d.C., l’altro nel III secolo. Il mosaico più antico è una scacchiera di quadrati bianchi, ocra e neri; quello più recente è ornato dall’alternanza di cerchi e quadrati posti per la diagonale. Le due vasche sono pavimentate con un mosaico a tessere bianche. Dal frigidarium l’utente delle terme transitava ai vani a riscaldamento artificiale, assicurato dalla arsione della legna nelle fornaci (praefurnia) disposto all’esterno di tali ambienti. Nell’ordine, si riconoscono: il tepidorium, il destrictarium (per le unzioni di olio), il calidarium (per i bagni caldi) ed il piccolo laconicum (bagno turco) .
Le terme furono edificate secondo tecniche edilizie tipicamente romane dell’opera cementizia con paramenti a filari alternati di mattoni e blocchetti di pietra negli ambienti non riscaldati ed elusivamente in laterizi negli ambienti caldi in relazione alla capacità posseduta dal mattone di trattenere il calore L’iscrizione del praetorium probabilmente ricordava all’inizio che i lavori dipendevano dall’autorità del “Signore Nostro” (Marco Aurelio Antonino Augusto). In questo pretorio di Marrubiu dovettero fare sosta tutti i governatori provinciali e, quindi, anche Marco Claudio Quintino, fratello dell’ Imperatore Claudio il Gotico, e suo successore al trono imperiale nel 275 d.C.
Il museo ospita anche la mostra etnografica e dell’ossidiana “Da muru de Bangius e Marrubiu”, storia di un paesaggio rurale.
Tanti sono i reperti che testimoniano oggetti di uso comune, sia nel lavoro dei campi sia nella vita quotidiana di oltre cinquant’anni fa.
Pregevoli lavori in ossidiana e ricostruzioni storiche di arnesi preistorici, curati dal Sig. Costanzo Niola sono esposti nella sezione dedicata all’ossidiana.
La storia di Marrubiu è imprescindibilmente legata a una delle più importanti ricchezze del suo territorio, l’ossidiana del Monte Arci.
Questa roccia vulcanica, di cui si possono osservare tuttora alcuni importanti affioramenti, fu sfruttata sin dal Neolitico per la fabbricazione di armi e strumenti e commerciata dai preistorici sardi in buona parte del bacino del Mediterraneo.
Nello specifico l’ossidiana del Monte Arci raggiunse le coste del midi francese, la Corsica e alcuni insediamenti dell’Italia settentrionale, dalla Toscana alla Liguria e fino all’Emilia-Romagna.
Della preistoria del territorio si conservano le tracce in alcuni importanti giacimenti di ossidiana di cui è stato accertato lo sfruttamento sin dall’antichità, situati nelle località di Tzipaneas, Murus, Monte Sparau.
Le successive tracce antropiche nel territorio di Marrubiu risalgono all’Età nuragica, che si dipana tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro quando in tutto il territorio vengono costruiti nuraghi semplici e complessi, sia in montagna che in pianura.
L’iniziativa è organizzata dall’Associazione Intergruppo Cultura Marrubiu, che celebra il decennale di attività, da Emerenziana Usai ed Elisa Pompianu.
Per altre informazioni si può telefonare ai numeri 0783/86307 o al Presidente dell’Associazione sig. Efisio Frau 3493131270
e-mail: inter.cult.marrubiu@tiscali.it
Bruno Atzori
Bibliografia:
- Associazione Intergruppo Cultura Marrubiu
- Wikipedia